“rubrica • Ocra Rossa”

L’ALBA DI UNA CORRETRICE DI BOZZA

La_mamma_che_Sara_-_Sara_Venere_di_Milo_CRI6541_modCorre la memoria a quello che ho perso tra le pagine della mia vita. Ne annuso le ombre ne assaggio le sagome che si intrecciano in un tramonto che lascia spazio ad un’alba persa ancora in sospiri di tenebra. Ma è lì che grida, tra la terra del cielo di un giorno che deve ancora nascere. E’ li che osserva forme di vita che si trascinano in notti crude di un dolore sottile e penetrante come i richiami di spiriti neri che tra le pieghe di antichi alberi collassano in tragiche danze.

Nulla è più chiaro , nulla più è

E in queste sfumature di tenebra abbagliante che si fa strada quella voce strozzata tra la cupa banalità del sentirsi sempre in abiti troppi stretti in un corpo abnorme per vesti di eleganza esistenziale. A disagio nella tua normalità che nulla ha di splendente, che si trascina con ferocia tenerezza fra chimere di follie costruite ma così dannatamente seducenti da riempire i vuoti di solitudini. E tu inciampi sulle orme lasciate da bestie che si nutrono di essenziale sopravvivenza e  muori nelle loro tombe di sinuosa superficialità.

Buio, notte, gelo

Morire per tornare a respirare.

Morire per tornare a sentire.

Morire per tornare ad essere.

 

Essere respiro in una notte di gentile follia d’ amore.

Essere corpo di uno sguardo che non trema nel mostrare la sua normalità

Essere per essere.

 

 

 

 

Sara Bonomini

MEMORIE DAL SOTTOSUOLO

IMG_20210127_195358__01__01__01__01__01Un appuntamento rimandato. Così può iniziare la storia della mia personale, per non dire discontinua, lettura del primo romanzo di Dostoevskij “ Memorie dal sottosuolo che “segnò l’inizio di quel rigoglioso filone incentrato sul mondo interiore dei personaggi che compariranno nel Novecento”, come recita a proposito la prefazione al libro. Meno rigogliosa invece è stata la mia costanza nel leggerlo.

Troppo difficile, troppo pesante, questi i pensieri in verità che “rigogliavano” nella mia mente impegnatissima a cercare infinite e maldestre vie di fuga da quel libro ormai consumato dalle pieghe della trascuranza, da macchie di caffè precipitate casualmente sulla copertina. Read More »

IL CASO DELLA BAMBINA SPERDUTA

Al centro della scena una vecchia signora travestita da ragazza racconta i suoi confusi pezzi di vita, mentre un giovane ragazzo vestito da adulto ascolta, prende appunti, entra a far parte della messa in scena. Buio in sala. Così le parole scritte del romanzo di Monica Joris prendono corpo in un unico atto teatrale, sospeso nel racconto di una vita perduta in un’Isola che non c’è, perduta sulle strade di una violenta realtà. La storia della protagonista si confonde, si spezza, si ricompone e tocca al giovane studente di psichiatria riportare le fila del racconto in uno scenario di realtà, per poi rifrantumarlo contro il “muro invalicabile della Follia che ostacola l’accesso alla verità”.

Un non dialogo, ma un avvicinamento sensoriale avviene fra i due protagonisti, una alla ricerca disperata di gridare il silenzio della sua verità e l’altro alla scoperta dell’inquieto vivere dell’ umana follia. Le loro vite si sfiorano, e Giacomo prova a toccare i buchi neri di Carmela, che attraggono e distruggono ciò che li circonda, assaggia i “vuoti incolmabili” che disperdono le vite degli esseri. Read More »